Chi si appassiona al mondo degli elicotteri, prima o poi, un occhio a un modellino lo butta.
Poi, magari, compra una prima scatoletta e comincia a pasticciare con colle, stucchi e vernici.
E’ fatta!
Il microbo ha contagiato ed è una malattia che non guarisce.
Magari rimarrà latente, per mancanza di tempo, ma qualche occhiata a qualche rivista o su internet la si da sempre molto volentieri.
Si vive di sogni per progetti mai realizzati, ma tanto basta.
Il mio è stato un percorso abbastanza simile.
Bazzicando annualmente al Salone del Giocattolo in Fiera a Milano, alla ricerca delle ultime novità, nel lontano gennaio del 1978 ebbi l’occasione di conoscere il direttore tecnico della E.S.C.I..
Fu subito grande amicizia, rivalutata anche dall’avermi affidato immediatamente la consulenza esterna per la ricerca di nuovi prodotti, l’iconografia e la realizzazione degli schemi di colorazione, decals e relative tavole per i fogli di istruzione.
Io e Luigi diventammo inseparabili amici.
Centinaia di weekend passati assieme a parlar di modellini.
Gite e viaggi con le rispettive consorti.
Tante sere passate cenando tutti in combriccola.
Poi l’avventura, nei primi anni ’80, della direzione della rivista Aerei.
Poi il ritorno in E.S.C.I. e, alla chiusura di questa, la collaborazione con il più grande produttore di modellini italiano, Italeri.
Tanti chilometri, per tante volte, su tanti treni, su e giù da Milano a Bologna.

Luigi ci ha lasciato.
Così, all’improvviso.

Come improvvise erano le sue sparizioni e riapparizioni, come se fossero passati pochi minuti non anni.
Adesso dovrei fare il solito pistolotto che si fa quando un amico viene a mancare.
E sembrerebbe pura retorica.
Invece di Luigi si devono dire alcune cose.
Persona buona, carattere strano, complicato ma sempre disponibilissimo con tutti, forse troppo, visti i risultati raccolti da questa sua eterna disponibilità.
Rabbie interne mai sopite, tentativo sempre riuscitissimo, di valorizzare la propria persona nata in un contesto molto umile ma di grandissima dignità.
Intelligenza, forza di volontà e di sacrificio, ripeto forse troppo, in alcuni casi al limite dell’autolesionismo.
Chi l’ha conosciuto non può che darmi ragione.
Io da lui ho imparato la gentilezza e il modo garbato e cortese di porsi, forse un po’anacronistico al mondo d’oggi, ma proprio per questo molto apprezzato da chi ti incontra.

E così, ad un passo dal meritato riposo, a 61 anni compiuti da una settimana, Luigi se ne è andato dopo una vita di lavoro.

Non so perchè, ma io lo chiamavo sempre per cognome!

Ciao Fasone!

Giuliano Provera

Nell’immagine qui sopra, il ricordo di Luigi pubblicato nel sito di ITALERI.