Buongiorno a tutti.
Lo staff di Elicotteriweb e’ composto da tre persone.
Evitero’ di farne la biografia, per ora.
Vanno d’accordo.
Il piu’ vecchio, ora neobabbo, e’ momentaneamente alle prese con pannolini e biberon.
Tra gli altri due c’e’ un gap di dieci anni di differenza.
Quello vecchio e’ quello matto.
Quello giovane e’ quello posato.
Troppo.
Se non ci fosse quello matto, non si combinerebbe niente di matto ma solo qualcosa di posato.
La miscela e’ quindi quella giusta.
Ne’ troppo inerte, ne’ troppo esplosiva.
Viviamo di insulti reciproci.
Ah, dimenticavo, io sono, per intenderci, quello vecchio, quello matto.
Elicotteriweb e’ un posto a prevalenza tecnica, e sono d’accordo.
Mi piacciono le notizie, gli avvistamenti, le novita’.
Faccio lo spotter da trentasei anni, passo cinque giorni a settimana in aeroporto per contratto e uno per piacere (dal lunedi’ al venerdi’ in compagnia aerea, la domenica al volo a vela).
Nel triveneto se dise: se no i xse mati no i voremo.
In Spagna si dice; yo soy loco.
Abbastanza, ma in senso buono.
Mi voglio scavare una nicchia “letteraria”, nell’ambito di Elicotteriweb, per il puro piacere di scrivere e di essere letto, apprezzato o contestato, a piacere.
Adesso viene la parte difficile.
Non raccontarvi la nostra avventura all’Helitech di Duxford, ma trasmettervi solo parte del divertimento e delle cavolate che abbiamo fatto e detto in terra di Albione, in cinque giorni pieni di elicotteri, aeroplani, fotografie, modellini, musei, birra, bed and breakfast, Ryanair e quant’altro.
Se vi facessi il diario, avreste gia’ smesso di leggere per la noia.
Se cercassi di stimolare in voi la lacrimazione, raccontandovi dell’eliporto di Battersea Park sulle rive del Tamigi, della miriade di “campetti” nella cintura londinese (ognuno dei quali vale venti Bresso, e ci vuol poco), dei musei di Hendon o di Duxford, degli avvicinamenti a Heathrow o dei decolli da Stansted, mi rendo conto che farei solo dei miseri tentativi.
L’atmosfera aeronautica che si respira nel Regno Unito e’ unica.
Permeata da quel profumo retro’, tanto caro agli abitanti d’oltre Manica, coinvolge anche un modernista come me, non particolarmente avvezzo ad eccitarsi alla vista di un biplano Cardelloni Balsetti Pansa del ’17.
Ve lo tratteggio solo, andateci, che e’ meglio.
Prendetevi tutto il tempo perche’, per esempio, a Duxford bisogna rimanere in adorazione di fronte al vecchietto che, letteralmente a mano, sta’ ricostruendo un Bristol Blenheim a meno di un metro dal vostro naso.

O dell’hangar nel quale, pigiati, ci sono diversi Spitfire, Hurricane, Bieffecentonove, Mustang, Thunderbolt, Piquaranta eccetera.

O in quell’altro in cui, piu’ pigiati ancora, ci sono B-52, 24, 17, 29, Phantom, F-111, A-10, F-100 e DC-3.
E sto recitando a braccio.
Se poi andate nei tre hangar inglesi e volete guardare solo elicotteri, Bristol Belvedere, Wessex, Whirlwind, Saro Skeeter, Westland Scout, EH-101 Heliliner, be’, peggio per voi, perche’ vi perdereste non so’ piu’ quanti aerei che hanno fatto piu’ che la storia dell’aeronautica.
Va be’, basta, ho capito, siete stanchi e volete uscire a prendere una boccata d’aria.
Da sotto l’ala di un Concorde di preserie, tutto il giorno potete assistere a decolli, passaggi ed atterraggi di Spitfire e B-17 (non uno qualunque, Memphis Belle/Sally B).

Di fianco Trident, Bacuanileven, Britannia, VC-10, Shakleton, Javelin, Sea Vixen, Vulcan, Victor, Phantom e Dart Herald non sfigurano certo. Viscount, Catalina e una Ferrari 575 Maranello Superamerica (non certo in esposizione, perche’, non vi piace?) insieme ad un Corsair e ad un camionazzo dei pompieri aeroportuali sempre degno di nota, fanno da corposo contorno.


Ah, dimenticavo, a voi piacciono solo gli elicotteri.
Be’, se avete letto fin qui, non e’ poi cosi’ del tutto vero.
Alla prossima.
(Magari vi raccontero’ di un volo in aliante).
Giuliano.
Dimenticavo, Giacomo, alle undici di sera, in una notte buia piu’ buia del buio, in una stradina larga una Clio e mezza, contromano e sotto una tempesta tropicale, per un pelo mi muore strozzato dal singhiozzo quando, con flemma albionica, mentre guidavo da far invidia a Colin McRea per arrivare in tempo in albergo, l’ho invitato a montare attenta guardia ai cinghiali selvatici ma, come direbbe Lucarelli, questa e’ un’altra storia.
E le situazioni raccontate, mi rendo conto, non fanno ridere; noi ci siamo, a momenti, morti.

Giuliano Provera