L’Aviazione dell’Esercito punta sulla velocità tra i requisiti per gli aeromobili di futura acquisizione
L’Aviazione dell’Esercito italiano ha tra le esigenze prioritarie quella di adottare, nel prossimo futuro, un nuovo mezzo aereo che abbia l’alta velocità tra le sue caratteristiche di punta da affiancare alla sua flotta di elicotteri convenzionali.
Il Generale di Divisione Andrea Di Stasio, comandante dell’aviazione dell’esercito italiano, afferma che una capacità ad alta velocità sarebbe “complementare ai nostri elicotteri tradizionali”.
Il requisito iniziale, non ancora emesso, è in fase di elaborazione mentre si stanno valutando le possibili architetture tra quella del convertiplano e quella basata sulla tecnologia X2 di Sikorsky. Un dato è certo: le maggiori velocità ed autonomia vengono considerate una “maggior garanzia di sopravvivenza” per aeromobili e equipaggi. “Tutto ciò”, aggiunge Di Stasio, “con la consapevolezza che queste capacità non sono ancora del tutto mature”.
A tale proposito, l’Italia ha esaminato il programma Future Vertical Lift (FVL) dell’esercito americano e gli studi sui velivoli ad ala rotante di nuova generazione della NATO e dell’UE al fine di garantire la convergenza tecnologica e l’interoperabilità delle piattaforme. Sta seguendo con particolare interesse la recente selezione del Bell V-280 per il requisito Future Long Range Assault Aircraft dell’esercito americano.
La necessità dell’Italia di maggiori velocità ed autonomia da parte della sua flotta di aeromobili nasce dall’ampiezza dell’area di Mediterraneo in cui l’Esercito deve operare.
Di Stasio è convinto l’Italia in sinergia con Leonardo Helicopters potrà garantirsi un ruolo centrale in qualsiasi sviluppo futuro.
“Comunque, per il futuro… crediamo nella cooperazione e nella partnership tra diversi paesi, siano essi europei o di altre nazioni occidentali”.
I tentativi di stringere partnership sono già in corso: l’Italia è coinvolta nel programma NATO Next Generation Rotorcraft Capability (NGRC) ed è una delle numerose nazioni che stanno osservando il processo FVL degli Stati Uniti; Leonardo, nel frattempo, è capofila di un programma europeo parallelo di sviluppo tecnologico.
Il colonnello Pier Luigi Verdecchia, capo dell’ufficio per la cooperazione industriale presso il ministero della Difesa italiano, afferma che “cercherà un impegno per la nostra industria nazionale, per garantire, una significativa quota di lavoro tecnologico su qualsiasi programma”.
Verdecchia, che è stato profondamente coinvolto nel progetto NGRC sin dal suo inizio ed è ora il rappresentante nazionale italiano per la sua fase di sviluppo, sottolinea che vede la tecnologia ad alta velocità come il vero punto di svolta – gli altri attributi analizzati dall’iniziativa si trovano già applicati ai tipi tradizionali di elicotteri già in servizio.
“L’obiettivo principale dei nuovi requisiti sarà garantire la sopravvivenza degli aeromobili in ambienti ad alto rischio, fornendo allo stesso tempo nuovi concetti di manutenzione e logistica che ridurranno al minimo i tempi di inattività, rivoluzionando il modo in cui vengono condotte le operazioni di volo”, aggiunge .
Verdecchia sottolinea che l’Italia non ha attualmente una soluzione preferita, ma darà la priorità a qualsiasi garanzia “che i requisiti nazionali siano soddisfatti e che l’impegno industriale sia preso in considerazione”. Sottolinea inoltre che sebbene un velivolo ad alta velocità possa sempre rallentare se la situazione operativa lo richiede, non è vero il contrario per un elicottero convenzionale.
“Decideremo poi quale sarà il nostro modo di sviluppare l’aeromobile ad ala rotante di nuova generazione per le forze armate italiane e in particolare per l’esercito”.
L’Italia sta cercando di sviluppare un programma congiunto per tutti i rami delle sue forze armate in cui le esigenze dei servizi siano riunite per trovare il miglior compromesso al fine di cercare punti in comune, riduzione dei costi ed efficienza operativa, aggiunge.
Leonardo Helicopters ha già un certo grado di esperienza nella tecnologia dei convertiplani attraverso lo sviluppo dell’AW609 e il progetto di dimostrazione della tecnologia Next Generation Civil Tiltrotor in corso. Tuttavia, entrambi sono programmi civili.
La modernizzazione e la razionalizzazione della flotta più ampia del servizio è già in corso, afferma Di Stasio, con i tipi di utilità Bell legacy – il 212, 412, 206 JetRanger e UH-1 – sostituiti dall’AW169M di Leonardo Helicopters.
L’elicottero d’attacco AW129 Mangusta, nel frattempo, sarà sostituito dall’AW249 di sviluppo, ora noto come Fenice – o Phoenix.
“Due prototipi di Fenice sono pronti ma al momento solo uno sta volando”, dice Di Stasio. L’esercito intende acquisire un totale di 48 esemplari del nuovo tipo, che dovrebbero consentire la graduale sostituzione dell’AW129 a partire dal 2027.
Il progetto dell’AW249 si basa sull’esperienza operativa sviluppata dall’aviazione dell’esercito italiano nell’impiego del Mangusta ma anche dall’esperienza di Leonardo, ad esempio, attraverso l’utilizzo di componenti dinamici del trasporto AW149.
È alimentato da due motori GE Aerospace CT7 e sarà armato con un cannone da 20 mm, razzi guidati e non guidati e missili aria-aria e aria-superficie, incluso lo Spike ER2 di Rafael.
Completano le dotazioni di più recente acquisizione da parte dell’Aviazione dell’Esercito gli elicotteri NH Industries NH90 e Boeing CH-47F Chinook.